guerra dazi e valute prezzo oro

Dazi, valute ed oro sembravano essere relegati alla storia economica di un passato non troppo remoto come periodo ma lontanissimo concettualmente dalla finanza moderna.
Sembrava essere tutto perfetto, le nuove tecnologie applicate alla finanza promettevano ricchezza per tutti, guadagni illimitati e pace in tutto il mondo.
Un mondo perfetto simile a quello che si racconta nelle favole per bambini ma che ora di fronte alla guerra dei dazi e delle valute tra Usa e Cina è andato in frantumi e tutto ciò che si salva è solo il valore dell’oro che aumenta quando gli altri asset soffrono.
Qualcuno si agita vedendo gli indici azionari perdere di valore nonostante i fondamentali ed i grafici finanziari promettessero se non crescita almeno stabilità, investitori increduli maledicano la politica dei dazi di Trump che secondo loro avrebbe dovuto fare annientare l’economia americana dal gigante cinese senza nemeno provare a contrastarlo come ha fatto l’europa.
La colpa non è di un inevitabile tentativo da parte degli Stati Uniti di non diventare una colonia economica cinese ma piuttosto di chi si è illuso facendosi incantare dagli stregoni sul fatto che la finanza potesse davvero governare i conflitti del mondo risolvendo semplicemente tutto con dei calcoli finanziari lontani dal mondo reale.
Adesso che il mondo reale con tutti i suoi conflitti ha ripreso la scena sono spariti gli esperti (di non si sa che cosa) che favoleggiavano di mercati globali correlati di spread e opzioni binarie.
Sono spariti anche i talk show sull’economia dove le strette di mano ed i sorrisi si sprecavano ad ogni latitudine in un circo mediatico che sembrava non dovesse finire mai ma che invece si è improvvisamente spento lasciando il campo alla rabbia e alle accuse verso gli esperti (di non si sa che cosa) che adesso sono rimasti tristi e spenti nei camerini come accade al circo per i clown quando finisce lo spettacolo.
Ma come mai molta gente è arrivata a credere che tutto fosse facile da risolvere puntando su una finanza che nulla ha a che fare con l’economia reale e per questo fragilissima per natura, forse perché sia gli esperti (di non si sa che cosa) che le persone comuni si erano dimenticate qualcosa.
Un qualcosa che sembrava non fosse mai esistito ma che in realtà c’è ed è impossibile ignorare, il fatto che siamo anche essere viventi con necessità di base davanti alle quali dobbiamo cedere, per quanto ci sforziamo di non considerare.
Come esseri viventi necessitiamo di trovare le risorse necessarie per sopravvivere nel mondo reale che ci circonda e che non può essere ridotto alle logiche virtuali della finanza moderna.
L’economia reale è una parola che molti esperti (di non si sa che cosa) si sono dimenticati o hanno volutamente ignorare per convenienza personale.
Ma a riportare tutti alla cruda realtà della vita ci ha pensato, prima ancora dell’attuale guerra dei dazi e delle valute, quella finanza virtuale stessa che tanti avevano accolto come la panacea di tutti i mali.
Era il 2008 quando le più importanti banche commerciali e di investimento americane si riunirono niente di meno che nella sede della Federal Reserve a Wall Street per trovare una soluzione per Lehman Brothers.
In realtà la situazione contabile della Lehman Brothers non era per niente preoccupante ma la Federal Reserve non si volle fidare dei numeri ma piuttosto del fatto che da alcuni mesi i partner e gli investitori più importanti stavano letteralmente scappando dalla banca in questione.
Tutti i banchieri presenti alla riunione sapevano che nonostante i bilanci mettessero in attivo beni immobiliari e titoli per una valore sufficiente a garantire la sopravvivenza della banca il valore degli asset era puramente virtuale.
Un valore virtuale che non poteva essere riconvertito in denaro reale se non ad un valore infinitamente più basso che rappresentava il valore reale di quanto la banca aveva accumulato in beni e titoli.
Una conversione anche difficile da realizzare visto che il fallimento di marzo 2008 della Bear Stearns aveva già aperto gli occhi degli investitori e che ormai si era sparsa la voce di una crisi di liquidità della Lehman Brothers.
L’epilogo di questa storia dovrebbe essere già noto a tutti, fatto sta che con il fallimento di questa storica banca americana, che aveva iniziato la sua fortuna nel 1850 con il commercio di cotone, in molti hanno cominciato ad aprire gli occhi e a capire che fidarsi di un mondo fatto di contrattazioni su beni che non si possono toccare era piuttosto pericoloso almeno quanto giocare d’azzardo.
Tanto che dal quel momento l’oro il bene rifugio per eccellenza è tornato ad essere presente nei piani strategici di molti investitori.
Dopo il 2008 sulla spinta della crisi di fiducia nei mercati azionari e la crisi economica reale che ha investito tutto l’occidente il prezzo oro arrivò al suo massimo storico di 1900 dollari l’oncia.
Un fatto che rese merito a chi negli anni del boom della finanza moderna aveva in contro tendenza scelto l’oro come il bene reale su cui investire, in quegli anni furono molti gli italiani che grazie alle riserve in oro accumulate riuscirono a superare e mitigare l’effetto della crisi economica.
In pochi anni si diffusero compro oro Firenze, Milano, Roma, fino ad ogni altra città o centro abitato, il volume di affari alimentato dalle persone che decisero di monetizzare il valore dell’oro a quel prezzo record fu tale che per alcuni anni l’italia divenne un paese esportatore d’oro nonostante non ci fossero giacimenti auriferi in attività.
La scelta di molti italiani, memori dei vecchi e buoni insegnamenti, era stata vincente alla faccia dei presuntuosi esperti (di non si sa che cosa) che nemmeno avevano ancora compreso cosa fosse successo.
Certo l’oro non è un bene di prima necessità ma fin dalla sua scoperta ha sempre resistito ad ogni crisi, guerra o altri eventi drammatici, ed oggi più che mai viene considerato l’unico bene rifugio capace di mantenere in modo stabile il proprio valore.
L’oro è l’esempio più eclatante di come un investimento sicuro si debba basare su beni reali, certo non tutti possono investire in oro essendo un bene di scarsa reperibilità ma esistono metodi di investire alternativi su beni reali di varia natura.
Ma per fare questo è necessaria una certa consapevolezza ed attenzione, qualità che non mancano agli italiani che di fatto hanno dimostrato di essere attenti investitori del proprio denaro utilizzandolo per acquistare immobili che per quanto possano perdere di valore rimangono tra i metodi di investimento più sicuri.

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