Sono i dati di fatto a mettere in discussione le ricette economiche del Fondo Monetario Internazionale. Hanno predicato austerità e offerto aiuti all’Argentina, che però a conti fatti sta messa molto peggio della Turchia, che invece ha voluto andarsene per contro proprio.

Le politiche del Fondo Monetario in Grecia

Fondo Monetario Internazionale
Fondo Monetario Internazionale

I primi dubbi sulla effettiva validità della dottrina del Fondo Monetario sono sorti con la Grecia. Per salvarla ci sono voluti ben tre piani di aiuti del valore complessivo di 273 miliardi di euro. A distanza di tempo però sono state ammessi gravi errori sugli effetti recessivi delle politiche di austerità volute dal Fmi, che ricordiamo di recente ha indicato l’Italia quale fattore di rischio per l’economia globale. La concessione degli aiuti fu fatta in cambio di riduzione delle spese, degli investimenti pubblici, il taglio dei salari e le privatizzazioni. Un salasso che tenne la Grecia ostaggio della recessione per 7 anni. Lo stesso presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, s’è detto perplesso sulle ricette di emergenza del Fondo.

Gli esempi di Turchia e Argentina

Gli esempi più recenti hanno riacceso il dibattito sull’effettiva capacità del Fondo Monetario di aiutare le economie in crisi. Ci riferiamo alle due vicende che la scorsa estate hanno coinvolto Turchia e Argentina, trascinando poi con un effetto contagio anche altre economie emergenti. Sia la Turchia di Erdogan  che l’Argentina di Mauricio Macrì sono finite nel vortice di crisi valutaria e della recessione. Quelle che coinvolgevano Lira e Peso sono state le coppie di valute più volatili per diverse settimane, con svalutazioni choc e rialzi dei tassi clamorosi (al 60% per l’Argentina, al 24% per la Turchia). Per risollevarsi i due paesi hanno seguito sentieri diversi, e gli effetti si vedono.

L’Argentina ha seguito i diktat del Fmi, in cambio di cospicui prestiti (57 miliardi). La Turchia invece ha rifiutato aiuti dal Fondo Monetario e ha preferito seguire i desideri del mercati, che chiedevano rendimenti più alti per investire nel paese. Risultato? Dal settembre 2018 il pesos ha perso il 15%  del valore rispetto al dollaro mentre la lira turca ha recuperato il 20%. In Argentina, su una popolazione di 45 milioni di abitanti 12 milioni vivono con 358 dollari al mese sotto il livello di povertà, e l’inflazione è salita al 47,6% a dicembre. In Turchia l’inflazione è scesa al 20,3%, l’import è diminuito mentre l’export è ripartito sfruttando la svalutazione della lira. Tutto sembra suggerire quindi che senza gli aiuti dell’Fmi, ma soprattutto ignorando i suoi dettami, si esca prima e meglio dalla crisi.

Di helly

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